Guadagnare Con AdSense: Cosa Devi Sapere Per Aumentare Il CPC
Una utente del forum Problogger mi chiede:
Ho letto la tua risposta su Adwords Keyword Tool e CPC e seguendo le tue indicazioni ho scoperto che gli ads sul mio blog possono avere un CPC di $4-8. In che modo posso approfittarne per guadagnare di più? Sono molto confusa. Il CPC non è il prezzo che paga l’advertiser? Sto cercando di monetizzare il mio blog con AdSense ma penso sia troppo tardi per me iniziare adesso ad imparare cose del tutto nuove. Puoi aiutarmi, oppure indicarmi dove cercare aiuto?
Prima di tutto è importante un approccio corretto e perspicace al problema; prima di tentare di aumentare il cpc o il cpm di AdSense è bene conoscere come e perchè AdSense decide di pagare di più un publisher anzichè un altro.
La relazione tra il CPC di AdWords e AdSense
Adwords Google Keyword Tool ti permette di trovare le kewords più costose che un publisher paga per far apparire annunci correlati. Quel costo viene suddiviso tra AdSense ed il publisher, ovvero il proprietario del blog ove l’utente clicca.
Quindi maggiore sarà il costo pagato per quel click maggiore sarà quanto incassato da AdSense e dal publisher.
Perchè guadagno pochi centesimi per ogni click che vengono fatti su annunci molto costosi?
L’obiettivo di AdSense è generare affari per gli advertisers. Il comportamento dell’utente sul sito dell’advertiser dopo il click sull’annuncio pubblicitario è molto molto importante.
Se il visitatore, dopo aver cliccato sull’annuncio nel tuo sito, compie una azione su quello dell’advertiser (una iscrizione, una richiesta di contatto o un acquisto) AdSense ti premierà con annunci sempre più vantaggiosi e costosi, perchè generi affari per gli insersionisti.
In altre parole grazie il tuo blog l’insersionista ha un ritorno sull’investimento perchè il click si converte in una azione positiva. Questa è la chiave di tutto il meccanismo e si chiama ROI.
I blog che non generano conversioni vengono puniti con annunci più economici su quell’argomento.
Ma perchè il valore dei click è basso in tutti i miei blog?
Questo meccanismo che divide i bravi publishers da quelli cattivi è chiamato smart pricing, ed influenza l’intero account adsense, non i singoli siti.
Se hai più blog che condividono lo stesso account AdSense un basso numero di conversioni su uno solo può avere effetti devastanti anche sugli altri. Quindi lascia AdSense solo sui siti che non abbiano un bassissimo CPC, comunque inferiore al CPC dell’advertiser.
Come generare conversioni per evitare la trappola dello smartpricing
Guarda il tuo blog con gli occhi di un navigatore: gli annunci devono essere informazioni complementari al contenuto della pagina, non semplicemente pubblicità. Questo è possibile solo se AdSense riesce a contestualizzare bene gli annunci grazie ad un contenuto approfondito e completo.
I navigatori che hanno la più alta probabilità di generare conversioni sono coloro che arrivano dai motori. Cercano informazioni su un prodotto, su un servizio. Comunque su una specifica necessità.
Il problema quindi non è come convincere gli utenti a comprare dopo aver cliccato, quanto convincere Google che le tue pagine siano la risposta giusta alle domande che i navigatori si fanno cercando nei motori. Tutto il resto è una logica conseguenza.
Photo Credit
Coins: Willi Heidelbach
Money chain: cre8tiv88
Few cents: strelok
Money targets: Mostafa Fawzy
A parte che trovo controproducente e profondamente scorretto (nei confronti di tutti) che lo smart pricing influenzi l’intero account adsense e non i singoli siti…
In ogni caso, invece di stare a impazzire con adsense e con i suoi meccanismi perversi (e se dovessi scoprire che le “informazioni complementari ai miei contenuti” non rendono comunque?), io suggerisco a tutti gli editori penalizzati di buttarsi sul behavioral targeting, quello vero, non quella presa in giro di google. Per esempio guardate simply.com
Non è che ci si capisca molto in simply.com. Cos’è? Che fa? Perchè dovrebbe interessare gli insersionisti?
Il behavioural o behavioral targeting può essere molto interessante anche per gli inserzionisti perché evita l’eccessivo rialzo dei prezzi all’asta, che a volte può raggiungere livelli inverosimili per parole chiave o siti web molto ambiti e contesi.
Invece per i webmaster penalizzati dallo smartpricing, può rappresentare semplicemente la salvezza ovvero la sopravvivenza.
In altre parole il behavioural targeting punta sul comportamento dell’utente (al contrario del contextual advertising che punta sulla tipologia dei contenuti), perciò riduce l’ingiusto divario tra siti che guadagnano dieci e altri mille a parità di visite e di lavoro svolto.
http://it.wikipedia.org/wiki/Behavioural_targeting
Come sempre, un post interessante e dettagliato, complimenti. 🙂
A me sembra che l’intervento di ‘nospam’ sia chiaramente, per l’appunto, spam, per promuovere un servizio (‘Simply’) che ho anche provato. Me ne avevano parlato male, ma ho voluto verificare di persona e confermo: non ne vale assolutamente la pena, i ricavi sono bassissimi e non mi sembra un servizio affidabile.. poi fate voi
Invece a me sembra di aver citato simply solo come esempio.
A me sembra di aver principalmente criticato l’accanimento di chi è convinto che esista soltanto il contextual advertising.
Tra l’altro simply è in fase beta e dubito che si possano trarre delle conclusioni certe. Per esempio a me risulta essere molto instabile, un mese rende pochissimo, un mese molto di più.
In ogni caso l’invito a cercare altrove era rivolto a chi è davvero penalizzato dallo smart pricing, cioè chi ha un e-cpm di poche decine di centesimi, mentre chi ha un e-cpm di 2-3 € secondo me non è penalizzato e quindi può tranquillamente continuare a sostenere che in rete ci sia solo il contextual advertising.
C’è qualcosa che non mi quadra nel tuo ragionamento. Lo smartpricing divide i publishers che garantiscono conversioni agli advertisers da quelli che disperdono click, e quindi gli investimenti.
Mi spieghi perchè non dovrebbe essere così? Anche con un sistema di advertising differente il concetto non cambia: se non garantisci agli investitori un rientro sugli investimenti il gioco finisce presto.
Questo si può fare solo premiando i publishers che garantiscono conversioni da quelli che hanno siti MFA, a prescindere dal meccanismo o dalla piattaforma usata.
Se c’è qualcosa che mi sfugge ovviamente correggimi.
Forse per evitare confusioni sarebbe il caso innanzitutto di chiarire che, utilizzando gli annunci pertinenti, le conversioni non sono garantite dai publisher ma dai siti web, anzi tecnicamente dalle singole pagine. Le pagine che convertono devono essere premiate ed è giusto che sia così.
Gli annunci su base comportamentale invece garantiscono le conversioni a prescindere da quale sia il sito che li pubblica. Questo perché il target viene definito dai cookie degli utenti anziché dai contenuti dei siti, cioè l’annuncio più performante viene scelto sulla base dei cookie presenti nel browser.
In pratica gli inserzionisti-investitori ottengono ugualmente le conversioni, solo che nel primo caso le ottengono da alcuni siti più che da altri, mentre nel secondo caso le ottengono un po’ da tutti i siti… di conseguenza pagheranno un po’ a tutti invece di pagare profumatamente soltanto ai fortunati proprietari dei siti premium.
Io trovo più nobile che le conversioni (e quindi i soldi) siano distribuiti equamente. Perché non dovrebbe essere così?
Primo perchè il behaviour targeting è stato introdotto anche in AdSense, e poi perchè i gestori di siti che incappano nello smartpricing invece di cercare un programma di affiliazione che paga di più dovrebbero avere altre prioprità quali;
– capire perchè sono incappate nello smart pricing
– cercare di ovviare aumentando la rilevanza dei propri contenuti
Chi perde ore per scrivere un post è giusto che guadagni di più di chi butta li qualche cosa e poi inzeppa la pagina con gli ads. E’ questo il presupposto da cui parto.
Poi, ci dici chi sei? Hai un sito? Non è molto piacevole parlare con chi non dice nemmeno il suo nome.