Perchè Querelare Un Blogger Senza Buone Ragioni E’ Controproducente

Sergio Sarnari ha raccontato su Comunicazione e Web la propria esperienza in merito  all’acquisto di mobili presso la Mosaico Arredamenti di Castelbellino, illustrando dettagliatamente  i disservizi subiti ed assicurando di essere in grado di comprovare quanto affermato con bolle ed altri documenti.

Il post (equilibrato e dettagliato) riceve molti commenti ed il 9 Giugno 2008 un utente che dichiara di rappresentare la Mosaico (azienda presso la quale Sergio aveva acquistato i mobili)  preannuncia a Sergio, commentando il post, una querela alla Procura della Repubblica e una richiesta di risarcimento danni non inferiore a 400.000 euro con data della prima udienza già fissata al 18 Giugno 2008. Il commento, intimidatorio e minaccioso anche nei confronti degli altri lettori, è l’ultimo di questa pagina.

zitta

Altri amici blogger si sono occupati di diffondere questa storia;

e molti, molti altri.  In questi casi per qualche strano meccanismo mentale diventiamo tutti amici fortemente coesi anche senza esserci mai incontrati, e ci incazziamo tutti insieme nello stesso modo.

Ovviamente ad Andrea va la nostra solidarietà ed il nostro supporto, e voglio sperare che quel commento sia un fake perchè l’idea di una azienda che intraprende una azione che potrebbe rovinare per sempre la vita di un suo cliente insoddisfatto e della sua famiglia francamente è indigeribile e inammissibile in un paese civile.

Ma ribadisco di voler ancora pensare che si tratti del commento di un mitomane e che la Mosaico Arredamenti non c’entri nulla, per cui preferisco fare una riflessione su un punto in generale.

Perchè querelare un blogger può rivelarsi drammaticamente controproducente

La percezione del servizio o del prodotto è un aspetto fondamentale del marketing 1.0 (ex-internet). Si tratta di gestire la comunicazione aziendale e controllare quella esterna per far si che si crei nella mente delle persone l’idea voluta del prodotto o del servizio in vendita.

Andava tutto bene sino a che non sono arrivati sti blogger che si credono d’essere chissà chi invece di stare zitti e buoni al loro posto. Sono proprio stronzi; c’è chi non è neppure  laureato, chi se fa fotografà con le cosce de fori, chi si mette a fare la guerra alle case farmaceutiche.. tzè!

Il problema consiste nel fatto che  l’attività di questi fancazzisti è strettamente connessa con il funzionamento dei motori di ricerca e di altri strumenti di buzzing (rilevatori di discussioni), e ailoro questi nuovi strumenti di comunicazione sono imprevedibili e non controllabili dalle aziende, minando così quel processo di costruzione della percezione del servizio che per anni ha funzionato così bene. Ma che vordì??

Vuol dire che;

  • Quando una azienda querela un blogger con intento intimidatorio o per causarne danno a scopo dimostrativo (ammazzarne uno per educarne cento…) moltissimi altri blogger scrivono un post sulla questione
  • I motori  rileveranno un aumento di contenuti che collegano l’azienda alla storia della querela
  • I post che parlano della querela inizieranno ad essere i più cliccati nelle ricerche eseguite con il nome dell’azienda, e per Google, MSN, Yahoo! ecc.  quelli diverranno i contenuti più rilevanti da mostrare in merito all’azienda stessa
  • I link incrociati tra i vari post che trattano l’argomeno (vedi la lista di link in cima?)  verranno rilevati dagli strumenti di buzzing e  aumenteranno il risalto della vicenda

In poche parole l’immagine dell’azienda che sarà percepita in rete sarà quella di una impresa che querela un privato cittadino a scopo intimidatorio ottenendo il risultato completamente opposto a quello che si era prefissa con la querela  con buona pace di tutti gli investimenti ed il lavoro fatto per conseguire una immagine positiva.

Certo, magari si otterrà la soddisfazione di chiudere la bocca ad un blogger (gli strumenti legali per chiudere un blog ingiustamente  ci sono) , ma sarebbe ben poco rispetto al danno d’immagine  che ci si è inflitti con le proprie mani.

Questi meccanismi potrebbero addirittura rendere indispensabili competenze in materia negli studi legali, se non altro per evitare iniziative ancor peggiori quali;

  • Querelare Google
  • Querelare tutti i blogger che parlano del caso
  • Querelare chiunque faccia ricerche su una azienda e clicchi su un contenuto a loro non congeniale

E’ per questo che ritengo assolutamente controproducente per una azienda utlizzare l’arma a doppio taglio della querela o dell’oscuramento preventivo senza una buona ragione o un dolo certo.

Se poi ti stai chiedendo come sia possibile oscurare preventivamente un blog ti invito a leggere Direttiva 2004/48 CE, via libera agli oscuramenti preventivi in Rete, un post che ho scritto all’inizio del 2006 quando fu pianificata la messa in vigore di armi legali che permettono di chiudere qualsiasi sito senza che necessariamente venga comprovato alcun reato. Dopo averlo letto ti spiegherai molte cose.

In ogni caso ho il sospetto che dietro le querele ai blogger si celi una frustrazione legata all’incapacità di capire e utilizzare  le dinamiche di rete a favore del proprio business.

Update 11.06.2008 h. 13.53: Mi sono accorto che Sergio ha cancellato dal blog in questione il post incriminato. Ovviamente è possibile recuperare tutto da Internet, per cui ritengo che un centinaio di altri blogger oltre me si saranno andati già a ripescare la copia del post cancellato dalla cache di google. Non ho alcuna intenzione di utilizzarla al momento in quanto penso sia meglio aspettare gli sviluppi della situazione anche se ritengo che costituisca una prova a favore di Sergio e non il contrario.  Speriamo di doverla cancellare presto e di ricordare questa storia senza conseguenze solo come case study.