Quello Che Insegnerò a Mia Figlia: Se L’Etica Si Scontra Con La Morale

Tempo fa scrissi un post basandomi sull’ipotetico figlio che avrei potuto avere. Be, tra poco arrivera Giulia ed ho deciso di rispolverarlo per dedicarlo concretamente a colei che sta per arrivare  🙂


Ricordo nitidamente gli insegnamenti che mi venivano dispensati quando ero bambino, quei primi fondamentali processi di imprinting mentale in alcuni casi pianificati ed applicati volontariamente, come nel caso della scuola, in altri involontari ed in piena buonafede come nel caso della famiglia.

Sento come se fosse ieri quel senso di inoppugnabile e insopportabile autorevolezza dei libri di testo che raccontavano la storia, la letteratura, la religione. Per non parlare del verbo della TV, che descriveva fatti terribili tracciando una linea netta e chiara tra i buoni ed i cattivi.

Per i bambini la strada è già prefissata:

  1. Rispetta la legge, che è al di sopra di tutti e garantisce la tua libertà
  2. Studia, sui libri è scritta la verità
  3. Tv e giornali ti indicheranno la linea di divisione tra buoni e cattivi
  4. Non contraddire i professori, loro sanno
  5. Laureati, così scaverai un solco visibile che  ti separa dagli inferiori
  6. Non importa quanto sia sporco, quanta vita possa togliere, quanto affetto dai propri cari potrebbe rubare; il lavoro nobilita l’uomo!

Poi passano decenni, apri gli occhi ed è come se fosse passata solo una notte da quei momenti, e ciò che vedono i tuoi occhi non coincide con quello che avrebbe dovuto essere. Qualcosa non quadra.

Ti è stato raccontato che ti serve una laurea per vivere meglio, devi avere cultura, devi essere una persona seria per guadagnare più soldi. Ma assisti continuamente alla celebrazione dell’idiozia come anticamera di successo, fama e benessere. E non capisci.

Ti avevano raccontato di dar sempre ascolto agli insegnanti, perchè sono autorevoli e sanno. Ma anni dopo aver abbandonato l’università casualmente ti capita di leggere qualcosa sul principio di indeterminazione di Heisenberg e rimani folgorato, illuminato. Ti innamori proprio di ciò che ti aveva allontanato dall’università, e capisci sempre meno.

Ti avevano insegnato che TV e giornali sono l’oracolo del mondo moderno, ma in essi puoi riconoscere il megafono di cialtroni, mascalzoni e persone di dubbio gusto a volte travestite da politici, altre da industriali, altre ancora da personalità dello spettacolo e del giornalismo. E rinunci a capire.

Bisogna essere sempre ligi al dovere, rispettare i superiori e ti sarà concesso ciò che meriti.

Però ti accorgi che non è così. Avere ciò che supponi di meritare non dipende dall’essere accondiscendenti. Anzi, a volte la ricerca del consenso sociale determina proprio quel pantano mentale da cui pochi, veramente pochi sono in grado di uscire.

Sostanzialmente un bel giorno ti svegli e intuisci qualcosa di fondamentale:

la società è costruita con regole tali da non poter essere rispettate al fine di renderti uno schiavo ricattabile.

E già da bambini inizia questo lento processo, questa cottura del cervello con le micro-onde che ti addestra  ad essere un animale in cerca di accondiscendenza sociale, ed in quanto tale triste, infelice e represso.

Mi chiedo come mi comporterò con mia figlia. Sicuramente farò in modo di non fargli subire questo brusco risveglio: tenterò io stesso di non farla mai addormentare e di fargli vedere il mondo come è in realtà, e non come la società ha deciso che debba essere visto.

bambino
Photo Credit: Benjamin Earwicker

Un giorno la prenderò per mano e ..

  • … le dirò che la democrazia è solo una superstizione.
    Che la legge ed i diritti cessano di essere tali quando si troverà di fronte qualcuno che per malafede, ignoranza o incompetenza non sarà in grado di farla adempiere ad un dovere o godere di un diritto. E gli dirò che accadrà moltissime volte, più di quanto non possa immaginare. Allora conterà solo la sua capacità di correlarsi con tale persona. Tutto il resto non avra’ importanza.
  • … le dirò di viaggiare
    per conoscere altri modi di vivere, di pensare, di lavorare. Perchè solo avendo altri parametri di riferimento sarà in grado di riconoscere nel suo paese le assurdità che per molti sono normalità
  • … le dirò che le circorstanze sono determinanti per  le sue ambizioni e la sua realizzazione personale
    e gli insuccessi molto spesso non nascono tanto dalla propria incompetenza quanto dall’incapacità di capire che ci si è circondati di persone sbagliate, che si fa un lavoro sbagliato, che si è nel posto sbagliato. Le dirò, qualora dovesse rendersene conto, di non esitare a dare un strappo netto e non guardare mai piu indietro.
  • … le dirò che il governo ladro non esiste.
    esistono solo popoli immaturi che mandano al potere cialtroni e mascalzoni
  • … le dirò che si, la verità la può trovare sui libri. Ma ne esistono tanti, tantissimi che nessuno mai gli metterà in mano.
    nascosti, dimenticati, persi nell’oblio. E che se vuole dovrà cercarseli da sola.
  • … le dirò di diffidare sempre di chi dice Io dico quello che penso,
    perchè per nostra natura ostentiamo sempre ciò in cui ci sentiamo più carenti
  • … le dirò di comprare una macchina piccola ed economica, e usare il resto dei soldi per  viaggiare lontano
    lontanissimo, almeno una volta l’anno per capire l’enorme differenza che divide la  cultura dalla conoscenza.
  • … le dirò di non sentirsi obbligata ad andare all’università,
    perchè l’accesso alla conoscenza ha molteplici vie e molteplici forme. Gli farò capire di non escluderle a priori e glie le indicherò io stesso se necessario.
  • … le dirò che non è vero che il lavoro nobilita l’uomo sempre
    la nobilita se non ruba tempo agli affetti, alla vita e se coincide con le proprie passioni ed i propri interessi. Ma sopratutto se sarà lei a giovare dei successi o risentire dei fallimenti. In caso contrario la distruggerà, gli toglierà la vita, la annichilirà. La metterò in guardia da questo.
  • … le racconterò che le razze non esistono
    e ciò che definiamo razza è solo un punto di transizione temporale tra ciò che eravamo e non siamo più, e ciò che ci apprestiamo a divenire.
  • … le racconterò che non è vero che siamo tutti uguali
    è esattamente il contrario: siamo tutti diversi. E proprio per questo bisogna avere la capacità di correlarsi con persone diverse, cosi come noi vogliamo essere accettati dagli altri.
  • … le dirò che arriverà un momento in cui si vedrà attaccato dagli amici, dalla famiglia e dalle stesse persone che ha vicino per le sue scelte
    la natura umana porta ad attaccare coloro che hanno coraggio di fare ciò che a noi piacerebbe senza averne il coraggio
  • … le racconterò che la schiavitù ancora esiste
    anche nel nostro paese. Ma è fatta di catene invisibili, ma molto, molto più potenti del ferro e che ci mettiamo da soli. Con l’indebitamento, con il credito al consumo, con l’illusione che ci serva molto più di quanto non sia necessario in realtà.

Le consiglierò di diffidare da tutto ciò che vede in TV (semmai esisterà ancora) e di non prendere mai medicine per essere più tranquilla, perchè sono lo strumento usato per impedirci di capire  quanto detto sino ad ora e continuare ad essere pile da scaricare, limoni da spremere, animali inconsapevoli indotti a confondere sé stessi col proprio ruolo sociale attraverso un processo lento, inesorabile che inizia quando siamo in fasce.

E non cessa più. 

Articolo pubblicato originariamente il 23 Marzo 2007
Revisioni: 3 Settembre 2009, 23 Marzo 2010