Informazione 2.0: Come Il Giornalismo Tradizionale Vive Lo Stravolgimento Causato Dai Social Media

La tavola rotonda sull’informazione 2.0 è stato il contesto in cui è stato presentato il libro Penne Digitali 2.0, di Carlo Bardi e Roberto Zarriello a Roma presso la sede della FNSI. Ho assistito alla presentazione su invito di Francesca Ferrara aka Siskaceska.

In due ore è stato affrontato il tema del cambiamento del giornalismo nell’era di blog e dei social media. Sostanzialmente mi è sembrato di dedurre da una parte dei relatori una certa preoccupazione tesa a salvaguardare la figura del giornalista tradizionale nel nuovo contesto digitale. 

Da sinistra: Luca Conti, Giuseppe Smorto e Massimo Lanzi Roth

Da destra: Roberto Zarriello, Roberto Natale ed il moderatore

Alcune preoccupazioni mi sono sembrate sacrosante quali la libertà di fare giornalismo messa in pericolo da recenti DDL (primo su tutto il DDL Alfano), la necessità di far capire agli editori che l’interattività con il pubblico è una opportunità e non un pericolo, e come si possa conciliare il sistema assistenziale a favore dei giovani giornalisti con un contesto in cui le entrate ed i finanziamenti vengono messi in crisi dal tutto gratis.

Per quanto riguarda gli speech dei relatori segnalo la preoccupazione di Giuseppe Smorto (repubblica.it) nei confronti della predominanza di Google nel mondo informativo, più precisamente sull’algoritmo di Google News che non sembra rispettare i criteri di autorevolezza 1.0 nel rilievo dato alle notizie dalle varie fonti.

Luca Conti (Pandemia) ha evidenziato sostanzialmente le diverse dinamiche che contribuiscono alla determinazione dell’autorevolezza tra fonti internet e media tradizionali, ed ha illustrato come il NYT sta sviluppando applicazioni per Facebook al fine di custruirsi un proprio canale di diffusione nei nativi digitali tramite i social media.

Cesare Protettì (Apcom, ha contribuito a sviluppare la prima versione del sito dell’ANSA) ha ribadito il pericolo di estinzione  delle agenzie di stampa tradizionali dovute al fatto che i nativi digitali considerino l’informazione come qualcosa di gratuito. Anche Roberto Natale (presidente FNSI) ha ribatito il fatto che la figura di giornalista sarà necessaria ed indispensabile nell’era dei social media e del Citizen Journalism.

Da non addetto ai lavori, ed in veste di blogger, mi è sembrato di percepire una gran paura che i meccanismi determinanti per le carriere, i percorsi professionali e gli aspetti corporativi vengano stravolti dalle dinamiche dei nuovi media.

Aimè, penso proprio che sarà così perchè è stato così per altre carriere. Ma non è detto che ciò sia necessariamente… male. Un giornalista tradzionale può trarre nuovi spunti con i social media e sperimentare nuovi percorsi. Ne esistonomolti esempi, tra cui Gianluca Nicoletti (Melog 2.0, Radio 24) che si è fatto travolgere un maniera costruttiva da questo cambiamento.