Oscuramento Pirate Bay: L’Italia Passa I Dati Dei Propri Internauti Ad Una Major Straniera

Il sequestro in Italia del sito The Pirate Bay, motore di ricerca di files torrent, ad opera di un PM di Bergamo si sta rivelando uno dei casi di violazione della privacy a danno degli utenti italiani più vergognoso degli ultimi tempi.

Riporto da Perchè il PM di bergamo fa intercettare gli utenti di ThePirateBay? di Matteo Flora;

Se andate ai domini bloccati venite reindizzati ad una pagina che dice “Il dominio è stato bloccato”. Quello che non sapete, però, è che la pagina è ospitata sull’IP 217.144.82.26. E che tale IP non risiede in Italia. E non è gestito da Italiani.

Solo questo già costituirebbe un fatto grave, ma viene scoperto qualcosa di ancor più incredibile. Riporto sempre dallo stesso post;

E’ di una organizzazione che si preoccupa di denunciare i naviganti per infrazione di Copyright….Ma non basta. Già, perchè il reindirizzamento dei DNS all’IP incriminato, soluzione adottata tra gli altri anche da Fastweb, consente alla FMI di leggere e manipolare i cookie degli utenti.

In poche parole chi si collega al sito incriminato viene reindirizzato su questa pagina;

ma questo server, come potrebbe sembrare, non è delle autorità italiane bensì di una società straniera chiamata Ifpi che può accedere, memorizzare ed utilizzare i dati personali salvati nelle cookies degli utenti che vi accedono.

Di fatto, le nostre autorità stanno permettendo ad una società straniera di mascherarsi da autorità Italiana e rubare dati personali agli utenti a loro insaputa. Non è ben chiaro se la cosa sia volontaria o meno, ma il primo a chiedersi perchè mai una pagina di oscuramento italiana facesse capo ad una società dell’industria discografica internazionale non è stato un italiano ma proprio Peter Sunde fondatore The Pirate Bay ed indagato in Italia.

Photo Credit: rjmiz 

Alcei, da cui riporto le righe seguenti, ha già inviato una segnalazione al Garante;

Lo stato di fatto che abbiamo segnalato – se si dimostrasse effettivamente tale – segnerebbe una gravissima lesione dei diritti civili di cittadini del tutto estranei a un’indagine penale, oltre a stabilire la legittimità di un inaccettabile metodo investigativo (il “sequestro” tramite intercettazione delle richieste di accesso a una risorsa di rete”) che si tradurrebbe in una vera e propria “pistola puntata alla tempia” di chiunque fornisca contenuti anche solo “sgraditi” tramite la rete internet.

La risposta dell’industria discografica italiana

La Fimi ha avuto modo di esporre il proprio punto di vista, pacato e morigerato, per voce di Enzo Mazza su La Repubblica:

Ci sembra fuori dal mondo questa difesa dei ladriIl sequestro di siti è normale in tutto il mondo. Proprio nei giorni scorsi in Francia c’è stata una decisione identica, di un giudice, contro un sito razzista

Si, certo… ma il problema non è se sia legittimo chiudere un sito che contravviene le leggi o meno, il problema è se sia legale rubare dati personali in maniera fraudolenta agli internauti Italiani. Forse il Dott. Mazza non aveva afferrato bene il problema…

Cosa fare per difendersi

Oramai sembra abbastanza chiaro che non viviamo in un sistema in cui l’autorità funge da garante tra gli utenti e le imprese, ma lo scenario è composto dagli utenti, isolati da una parte, e  autorità con imprese dall’altra come chiaramente dimostrato nel corso degli anni dal caso DDL Levi-Prodi, dalla sentenza di Aosta, dal recepimento della direttiva 2004/48 CE , dal caso Sky-Coolstreaming e molto altri casi inequivocabili.

Come difendersi;

  • Smettere di condividere files pirata
  • Interrompere l’acquisto di CD originali se costano più di 10 euro
  • Non andare più ai concerti se costano più di 15 euro
  • NON acquistare musica online se contiene DRM (basta!)
  • Iniziare ad ascoltare la musica legale in streaming internet tramite un impianto audio
  • Iniziare a curiosare un pò di più tra la musica free e Creative Commons
  • Smettere di guardare le partite online
  • Non sottoscrivere più abbonamenti pay-per-view per calcio e affini, o se non se ne può fare a meno ci ci si può organizzare in gruppi e sottoscriverne solo uno dividendo la spesa

Poi il consiglio più importante: scegli un provider trasparente.

Non tutti i providers infatti sono disponibili per mettere in opera queste vere e proprie porc imboscate a danno degli utenti. Al momento in cui scrivo, il mio provider NGI non ha oscurato The Private Bay e tantomeno modificato i DNS per farmi cadere nel sito che ruba i dati. Risulta infatti nell’elenco provider che aderiscono alla Net Neutrality e esplicitano chiaramente le loro policy agli utenti.