Blogging: Perchè La Frequenza Dei Post Non E’ Più Un Fattore Rilevante

Scrivere un post al giorno è un principio fondamentale di blogging. La croce di ogni blogger emergente o principiante infatti è costituita dal peso che si accumula per ogni giorno che passa senza aver aggiornato il proprio blog.  

Tale peso diventa quasi insostenibile se ci si osa confrontare con blogstar che con frequenza micidiale postano una volta al giorno come Robin Good as esempio, per non parlare delle blogstar che sovente scrivono più post nello stesso giorno vedi Napolux, Beggi, Mantellini, Pandemia e chi più ne ha più ne metta.

Sembra impossibile conquistare col proprio blog un pò di spazio non si rispetta questa semplice regola, vero? Invece è sbagliato.

Photo Credit: Rade

I post giornalieri costituiscono un approccio mentale 1.0. La pressione emotiva causata da questo stress da blog può diventare una vera e propria barriera insormontabile per il raggiungimento della maturità del blogger.

Un bell’articolo di Eric Kintz intitolato Why Blog Post Frequency Does Not Matter Anymore (che ho tradotto ed in parte rielaborato) ne elenca in maniera efficace e convincente i motivi.

► Il traffico è generato dalle community e dal social networking, non dal post quotidiano

Le dimensioni della blogosfera raddoppiano ogni 6 mesi generando un caos informativo paragonabile ad un rumore di fondo che andremo ad alimentare, invece che bucare, se iniziassimo a scrivere un post al giorno senza aver ancora appassionato i nostri amici lettori.

Benche la strategia del post giornaliero sia ancora estremamente importante per i bloggers più rilevanti e popolari tale importanza diminuisce man mano che nascono nuovi blog. Un blog emergente, comunque non rilevante per quanto riguarda numeri e traffico, non deve alimentare il rumore; lo deve bucare.

L’arma ottimale è costituito da social networking e community come MyBloglog che collega tra loro autori di blogger di genere affine, o come  Citreo che offre un widget in grado di generare al volo un blogroll di siti rilevanti, oppure  il servizio di social news OkNotizie.

Su The Viral Garden ci sono ottimi spunti.

► Il traffico, in ogni caso, non è un indicatore di successo

Dipende da chi vuoi raggiungere. A volte un blog raggiunge il successo quando riesce ad arrivare ad uno stretto bacino di utenti: quelli strettamente rilevanti per lo scopo prefissato. Che sia vendere un libro, trovare contatti di lavoro, scambiare opinioni o informazioni in merito ad un determinato argomento. Impegnarsi per raggiungere coloro che ti interessano è una strategia migliore di quanto non lo sia attirare folle sterminate.

► L’idea del lettore che ritorna sul blog per controllare gli aggiornamenti è un cliche del web 1.0

Certo, qualcuno farà anche così ma per antonomasia un lettore abituale di blogs utilizza i feed aggregators per controllare gli aggiornamenti. Sono proprio coloro che, se attratti e appassionati dai tuoi contenuti, ti seguiranno nel tempo sia sottoscrivendo il feed che seguento le tue segnalazioni nei siti di social news. Chi controlla la presenza di nuovi articoli direttamente sui siti ha due possibili strade: o inizierà ad utilizzare i feeds o smetterà di controllare gli aggiornamenti a causa  dello stress.

► Troppi post nuocciono alla fidelizzazione

Seth Godin ha ipotizzato una interessante teoria in base alla quale la consultazione dei feeds RSS costituirà presto una delle principali cause di information overload stancando e stressando i lettori. Troppi post possono generare disordine allontanando i lettori. La quantità di informazioni in epoca di informaton overload allontana, non fidelizza.

La frequenza può essere inversamente proporzionale alla rilevanza ed alla  originalità del contenuto

I contenuti generati dagli utenti sono soggetti alla regola dell’1%: solo un utente su 100 genera contenuti. Gli altri 99 ruotano attorno a quel contenuto in maniera più o meno rilevante e costruttiva. Sono decisamente pochi i post originali.

La pressione mentale che si soffre quando si è presi dalla frenesia del post frequente induce a generare commenti ad altri post travestiti da articoli, e quindi poco rilevanti ed originali. In tal modo si aumenta il rumore di fondo.

► La quantità di post mina la credibilità della blogosfera

Il tempo impiegato per scrivere molti post ci toglie tempo per verificare e valutare le informazioni. A causa di questo la blogosfera a volte si trasforma in uno strumento di veicolazione incontrollabile di  diffusione di informazioni errate o imprecise.

► Lo stress da blog può determinarne la fine

Secondo Technorati soltanto il 55% dei blog che vengono aperti superano i 3 mesi di vita. La sindrome da post giornaliero che affligge i blogges principianti induce tanto stress da costringere il blogger ad abbandonare il progetto entro i tre mesi dalla sua apertura.

Eric conclude ammettendo che se si vuol scalare la classifica di Technorati ed entrare nella Top50 ad esempio è ovvio che la frequenza dei post sia determinante, ma deve costituire solo un valore aggiunto che nulla toglie alla rilevanza delle informazioni.

Nella blogosfera italiana a mio avviso il concetto di rumore di fondo è quanto mai attuale in quanto mi capita spesso di navigare a lungo in siti e blog più o meno famosi, oppure di scorrere i miei feeds senza tuttavia trovare post originali o informazioni rilevanti. Al contrario, abbondano riferimenti, richiami e commenti a quei pochissimi post originali che di tanto in tanto saltano fuori. Questo avviene molto sovente anche tra le blogstar.

Per i blogger emergenti o i newbie la regola dell’1% costituisce di per sè la strategia vincente: non seguire l’onda ma iniziare da subito a generare informazioni originali. Che siano recensioni, riflessioni, manuali, guide o quant’altro con calma e senza frenesia.

Eric Kintz è il vicepresidente del settore marketing di HP e dirige il blog The Digital Mindset Blog su marketing, web 2.0, fotografia ed intrattenimento digitale.